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1. |
Morto Era L'Oro
11:05
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Nel silenzio quel giorno ascoltai il maestro.
Egli sosteneva che “Morto era l’Oro”.
La scorza materica, ruvida e carica di attrito, era come il gomitolo di corda visto in sogno.
Ostruiva la mia bocca. Dietro la tenda inondata di luce, vidi l’amico defunto.
Per tutta la vita mi fu presente, nell’odore della polvere.
La sua mano si tendeva, a sbalzo, dal colore di piombo.
Ogni energia di un essere, che in quell’essere non sia in atto, costituisce impedimento nell’agire occulto. Digiunando, adornandomi di fiori, mi abbandonavo all’introspezione.
Ma ancora troppa era l’inquietudine.
Come il dito che immerso scuote l’acqua, i pensieri mi abitavano.
Non potevo capire. Non riuscivo a capire.
Morto era l’Oro.
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2. |
Corpo-Tempio
10:52
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Il sapere scritto è Male, poiché distolse il santo dall’iniziazione.
Il sapere scritto è Male, poiché distolse il saggio dal suo silenzio.
E il Male tramutò. E il Male tramutò. E il Male tramutò.
E il Male tramutò tra l’orrore della gente, in cadavere di lago.
Il cervello è la prigione, la mente la sua gabbia. Il cervello è la prigione, la mente la sua gabbia.
Il cervello è la prigione, la mente la sua gabbia. Il cervello è la prigione, la mente la sua gabbia.
Ogivale, siderale, stereoscopico, elementale.
E il corpo? Una sorgente pura, da nettàre con garze di lino, liberandola dalle foglie sul pelo dell’acqua e trasudare di liquido privo di increspature. Scivolando dalla gola fino alla sede dell’osso sacro. E lì ascoltare il travasarsi degli acidi, il rigonfiarsi degli interstizi.
Percepire infine le geometrie tracciate dai nervi, le calde isole muscolari e gli spazi globulari.
Pendono stracci dalle rovine, scricchiolano le assi. Sotto.
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3. |
Specula
11:50
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Così venne il giorno in cui guardai nello specchio.
Focalizzai un punto, come il santo osserva la radice del proprio naso.
Separai la Materia dal Fluido.
Il maestro disse: “cerca tre linee che si intersechino. Devi solo fissarle”.
Così guardai senza occhi.
Nell’Aldilà.
E dai tappeti strizzati sgorgava del liquido rosso e dal legno la carne impura.
Vidi me stesso nuotare nel fondo flaccido del mio ventre.
Dalle colonne, colava giù latte. Latte e linfa dal sonno marmoreo.
Fu sonno e distacco, un impasto al sapore di malva.
Nell’Aldilà, le Madri le porta via il vento. Nell’Aldilà, le Madri le porta via il vento.
Nell’Aldilà, le Madri le porta via il vento. Nell’Aldilà, le Madri le porta via il vento.
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4. |
L’Oro s’è fatto
11:24
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La notte, tre vasche stracolme, dai muri trasudanti salnitro.
Ragni bianchi, aggrappati al tempo, sono guardiani dell’attesa.
E alla fine il maestro disse: “osserva le tre vasche, sepàrati in loro”.
E fui Corpo, Fluido e Spirito. Corpo, Fluido e Spirito.
E alla fine il maestro disse: “osserva le tre vasche, sepàrati in loro”.
E fui Corpo, Fluido e Spirito.
E i pensieri si arrestarono. Prima le risposte, poi le domande.
Tutti i miei pensieri, lentamente si arrestarono.
Correndo giù, l’albero di cachi volge la mano agli astri.
Ne protende il dono, così che quelli possano proteggerlo.
Correndo giù, il topo è nascosto tra la legna tagliata, ruota le orbite verso la Luna.
Confida nella notte.
Il maestro quindi mi disse: “ora lo vedi?”. L’Oro s’è fatto.
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